I draghi di Tolkien: esposizione e catalogo a cura di F. Pocaterra, M. Sussa e C. Zonta
Breve valutazione.
Allestimento: *** (buono)
Scelta delle opere: ** (altalenante)
Percorso: *** (buono)
Catalogo: *** (buono)
Discorso d'inaugurazione:
Discorso di chiusura:
- Cronaca di un successo sperato -
Dunque, tutti ricorderanno la mia velenosissssssima stroncatura alla mostra della XII Hobbiton, che qui porto come biglietto da visita e garanzia di obiettività (oltre che di lingua biforcuta, ma questa è un'altra storia). Unica differenza: quella era una critica sarcastica e parodistica, mentre questa è una critica seria.Avevo sperato di poter scrivere queste parole: la mostra di Bassano mi è sembrata buona per forma e contenuto. Innanzitutto, buono l'allestimento: pannelli professionali e visibile cura nella disposizione delle opere, etichette con autore e titolo accanto a tutte le tavole (tranne lo Smaug di Cinzia, ma è difficile da etichettare a causa delle dimensioni e io ne so qualcosa). Buono anche il percorso, un modesto ibrido tra raggruppamento per tema e raggruppamento per autore, che lascia perplessi solo a causa di due "Marie Di Stefano" agli angoli opposti della sala. Buono, infine, il catalogo (o fascicolo informativo? non sono mai riuscita a propendere per un termine o per l'altro), che segue il classico schema: introduzione - biografia dell'autore - scheda dell'opera con riproduzione e citazione (con eventuale citazione delle parole dell'autore). Un peccato la mancanza di commento critico da parte della curatrice.
Purtroppo tanta "bontà" è stata minata da alcune discutibili scelte. Innanzitutto, la presenza di seppur ottimi disegni a tema naturalistico (dinosauri) e fantascientifico (draghi vs. navicelle spaziali).
Innanzitutto, l'accostamento draghi-dinosauri è un problema annoso che meriterebbe di essere affrontato in maniera esplicita, se lo si desidera inserire all'interno della mostra. A mio parere, l'accostamento è errato e svilisce la potenza iconografica del drago: affermare, come fa Dacqué, che il drago sia residuo di una memoria originaria precedente a quella propria del genere umano e sopravvissuta a livello istintivo, svilisce una figura che potrà anche attingere le proprie caratteristiche da una subconscia paura ma che ha fondamento nell'immaginario. Senza contare, infine, che Tolkien si è rifatto senz'altro all'immagine dei dinosauri ma altrettanto sicuramente non l'ha fatto per i draghi, perché ben altri erano i suoi modelli.
Ho trovato fuori luogo anche l'accostamento alla fantascienza, sempre per una questione di discordanza di modelli: Tolkien non si è mai rifatto né a quel tipo di immagini né a quel tipo di impostazione, perché altri erano i suoi intenti. E se l'intento era di presentare sulla destra dei modelli antitetici a quelli più fedeli sulla sinistra, ciò toglie un punto non solo all'allestimento ma anche al catalogo, che non rendeva affatto chiara questa chiave di lettura. Gli stessi Nazgul trovo abbiano assai poco a che fare con i draghi. Innanzitutto, le creature alate sono asservite al nemico, mentre i draghi in ogni tradizione sono esseri senzienti, dotati di molte di quelle stesse caratteristiche che la cultura giudaico-cristiana attribuisce al Lucifero-serpente dell'Eden. Le creature alate, al contrario, non brillano né per lo spirito né per il gusto. Secondariamente, i pochi indizi che Tolkien offre circa la natura delle creature ci parlano di grandi uccelli primitivi, di esseri un tempo naturali e poi manipolati dal nemico. Potrebbero, appunto, essere dinosauri.
Discutibile anche la miscellanea in cui facevano la loro comparsa due disegni bellissimi ma fuori luogo: un drago della tradizione italiana (non ricordo il titolo) ad opera di Maria Di Stefano ed un drago orientale ispirato al controverso ed affascinante studio di Leonardo da Vinci, ad opera di Simona Calavetta, che ben poco hanno a che vedere con il repertorio iconografico cui Tolkien si è ispirato nella creazione dei suoi draghi. Infine, discutibile la scelta di inserire, tra le opere di Fabio Porfidia, due opere aventi i balrog come comprimari nel soggetto. Ancora una volta, è possibile l'accostamento ai draghi come elementali del fuoco, ma è una scelta complessa che andrebbe spiegata nel dettaglio.
Tra le opere "in tema", ho infine qualche dubbio riguardo all'artista accanto a Fabio Porfidia (sarei grata a chiunque me ne ricordasse il nome). Il suo stile "africano" mi è sembrato più volte esasperato ed artificioso, teso più ad un disegno di maniera che ad una reale esigenza espressiva. Come dice Caroli, Rousseau è «l'unico vero naif della pittura moderna». Il resto è atteggiamento, e la disegnatrice in questione a mio parere non fa eccezione. Straordinari come sempre Fabio Porfidia e Cinzia Zonta, bello anche l'occhio disegnato da Francesca Pocaterra e non mi spenderò in ulteriori commenti riguardo alle opere già viste alla Hobbiton XII: Valerio Paglia, Marco Addamiano, Mirkalla Bonoli ed il famoso Smaug di Maria Di Stefano (sperando di non averne dimenticati) sono opere di valore indiscusso e sicuramente "in topic". Elogio sfrenato all'arazzo appeso dietro al tavolo delle conferenze che, oltre ad essere un'azzeccatissima scelta di allestimento, era di qualità stupefacente data la storia che aveva alle spalle (unica pecca: era orientale e quindi un po' OT).
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