Google+ Bolgeri - il Gruppo Tolkieniano di Milano: Lo Hobbit e dintorni

sabato, maggio 05, 2007

Lo Hobbit e dintorni


Il seguente percorso critico è stato elaborato in occasione della proiezione del film Beowulf & Grendel sabato 28 aprile in occasione del Festival Tolkieniana Net: si propone di esplorare brevemente alcune tra le più importanti fonti dello Hobbit, con particolare attenzione al Beowulf naturalmente. Si tratta di una traccia che, anche grazie ai suggerimenti non bolgerici, sarà progressivamente integrata.

Immagine:
Evelyne Paul,
Beowulf e il messo danese
(1911)

Lo Hobbit e dintorni
a cura del gruppo culturale Bolgeri

J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit o La riconquista del tesoro. Milano: Adelphi, 1973. Romanzo per ragazzi e preludio al Signore degli Anelli, l’opera narra la storia dello hobbit Bilbo nella cui vita tranquilla irrompe lo stregone Gandalf, che lo trascina con dodici nani in un’avventura alla riconquista di un tesoro rubato da un drago. Denso di schemi tipici, riferimenti fiabeschi e mitici e divertissment filologici, fu il primo romanzo pubblicato da J.R.R. Tolkien.
Ultima edizione annotata - Milano: RCS libri, 2005 (in allegato al Corriere della Sera)

Fonti e testi correlati
Kenneth Grahame, Il vento tra i salici. Deliziosa serie di racconti ambientati su una tipica riva del fiume inglese e aventi come protagonisti gli animali che la popolano: una talpa rimasta affascinata dalla superficie, un topo d'acqua, il saggio e rispettabile tasso della vicina brughiera, l'aristocratico e capriccioso Rospo. Tolkien conosceva sicuramente l'opera e la cita nelle Lettere, esprimendo al figlio Christopher il desiderio di acquistare il volume che raccoglieva la corrispondenza dell'autore Kenneth Grahame con suo figlio, cui erano destinate le storie. Nello Hobbit, alcuni elementi ricordano da vicino questa "fiaba di animali": l'ispirazione per l'ambientazione iniziale è la stessa, innanzitutto (la campagna inglese), ed entrambe le storie presentano elementi tipici della storia per bambini, tra cui lo scandire del tempo dato dalle stagioni e la presenza di canzoni e filastrocche inserite nel testo. Inoltre si possono riscontrare parallelismi tra alcune particolari situazioni, come l'elemento della botola che in un caso aiuta Bilbo a fuggire dalla reggia degli elfi e nell'altro caso aiuta i protagonisti a riappropriarsi di Villa Rospo.
George MacDonald, La principessa e i Goblin.
George MacDonald, La principessa e Curdie. Inedito in Italia
. Gli orchi dello Hobbit assomigliano moltissimo a quelli del primo racconto di Macdonald, con alcune differenze sottolineate anche in una lettera a Naomi Mitchinson del 25 aprile 1954, in cui Tolkien scrive: “Sono debitore in larga parte alla tradizione degli Orchi… specialmente come viene riportata da George MacDonald, tranne che per i piedi morbidi, a cui non ho mai creduto”.
Anche la struttura dell'interno delle montagne, assai cupa e tetra, è paragonabile all'incipit di La principessa e Curdie, il cui primo capitolo si intitola appunto “La Montagna”.
E.A. Wyke-Smith, The Marvellous Land of Snergs. Inedito in Italia. L'influenza su Tolkien di questo libro è probabile, anche se non verificabile: gli Snerg, “una razza di persone solo un po’ più alte di un tavolo, ma larghe di spalle e grandi di forza”, presentano infatti numerose analogie con gli hobbit. Un'eccellente analisi dei parallelismi tra Lo Hobbit e l'opera di Wyke-Smith si può trovare qui.
Beatrix Potter, La storia di Peter Coniglio. Tolkien menziona la Potter nel suo saggio “Sulle fiabe” riguardo alla sua stretta correlazione con le fiabe per via dell’elemento morale, ma sottolinea anche in maniera netta l’appartenenza delle sue storie al genere della “favola di animali”. Sull’influenza della Potter su Tolkien, in particolare sulla possibile influenza della figura del coniglio sugli hobbit, la testimonianza di Tolkien è nettamente contraria. Nel suo Autore del secolo, tuttavia, Tom Shippey fornisce una lettura molto particolare del rapporto tra hobbit e conigli, riferita alla storia etimologica dei termini, e suggerendo che quel rapporto negato da Tolkien esistesse realmente, ma in forma diversa da come era stata interpretata. A partire da questo fatto, Shippey continua la propria analisi osservando la presenza costante dei conigli nelle fiabe e nelle credenze popolari, la loro perfetta integrazione che alla fine genera l’impressione che essi siano sempre esistiti in Inghilterra. Secondo Shippey, Tolkien avrebbe desiderato per gli hobbit la medesima sorte.
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie. Lo Hobbit e Alice nel Paese delle Meraviglie sono sostanzialmente legati da analogia formale: nell’opera di Tolkien, a detta dell’autore stesso, ci sarebbe tanta filologia quanto Alice è pervaso di matematica. Alcuni studiosi, come Lois Kuznets, hanno analizzato anche caratteristiche stilistiche e formali.
Jacob e Wilhelm Grimm, Fiabe. La raccolta di fiabe costituisce un precedente per tutte le raccolte di fiabe più recenti che ispirarono Tolkien e raccoglie alcuni racconti tradizionali popolari cui egli si rifece direttamente per alcuni episodi ed alcuni temi dello Hobbit.
Tra questi, l’arrivo di Bilbo nel luogo dove i tre Troll stanno cucinando la carne alla brace rievoca una scena della fiaba dei Grimm “L’esperto cacciatore”, in cui un cacciatore si addentra nella foresta e vede il debole chiarore di un fuoco in lontananza, vi si dirige e scopre tre giganti, che stanno arrostendo un bue. Anche il trucco usato da Gandalf per far litigare i Troll ricorda una fiaba dei fratelli Grimm, “Il piccolo sarto coraggioso”.
Inoltre la figura del corvo parlante è ricorrente nella tradizione popolare: i fratelli Grimm ne danno testimonianza in molte delle loro favole come “Il fedele Giovanni” (in cui il servo viene avvertito dei pericoli che corre il suo padrone proprio da alcuni corvi), “I dodici fratelli”, “I sette corvi”, “Il corvo”.
Va inoltre fatto notare che, se i nomi dei nani sono derivati dall’antica tradizione nordica, vari elementi del loro carattere e comportamento emergono invece da fiabe come “Biancaneve” e “Biancaneve e Rosarossa”. Molti di questi elementi scompaiono completamente nel Signore degli Anelli e nel resto del corpus tolkieniano e determinano l’aspetto più sostanziale delle differenze rilevabili tra elfi e nani sia nello Hobbit che nel resto della produzione tolkieniana.
Infine, ricorrono nello Hobbit tema del bosco incantato e del corso d’acqua insidioso. Il racconto maggiormente degno di nota in questo senso è “I due fratelli”, in cui l’elemento del bosco incantato è trattato in maniera esplicita (“nelle vicinanze c’era un bosco, che si diceva incantato: se qualcuno ci entrava, non ne usciva tanto facilmente”) ed in cui ricorrono anche i temi tipici del drago razziatore (“Davanti alla città c’è un monte, su cui dimora un drago, che ogni anno deve avere una vergine o devasta tutto il paese”) e della pietrificazione (“le bestie subito giacquero immobili, impietrite. Quando la strega non ebbe più paura, saltò giù, toccò anche lui con una bacchetta e lo trasformò in pietra”). Lo stesso discorso può valere anche per la fonte o il corso d’acqua pericolosi. L’elemento è presente in molte fiabe come “L’Ondina”. Temi come quelli citati sono ricorrenti sia nelle fiabe che nella mitologia, tanto strettamente collegate tra loro.
Andrew Lang, The Blue Fairy Book, The Red Fairy Book e altri. Inediti in Italia. Tolkien parla di questo autore nel saggio “Sulle fiabe” e lo definisce “[senza] rivali, né per popolarità, né per completezza, né per meriti”. Le raccolte di Lang furono per Tolkien fonte di ispirazione sia letteraria che iconografica: tra le storie contenute nel Red Fairy Book, Tolkien da bambino preferiva quella di Sigurd e del drago Fafnir, sicuramente la maggiore ispirazione per la figura di Smaug.
Edward Knatchbull-Hugessen, Stories for my Children. Inedito in Italia. Un episodio analogo a quello di Bilbo con i Troll si trova nel racconto “Puss-cat Mew”, che Tolkien cita in una lettera dell’8 gennaio 1971. Nella fiaba, un ragazzo si avventura in una foresta nella quale vivono Nani, alleati degli Orchi, e Fate. Ad un certo punto, il ragazzo usa un guanto dell’invisibilità e usa l’espediente di far litigare tra di loro un nano e due orchi, come il piccolo sarto coraggioso della fiaba dei fratelli Grimm.
Samuel Rutherford Crockett, The Black Douglas. Inedito in Italia. Nella lettera di Tolkien al figlio Michael datata tra il 1967 e il 1968 , si legge che “l’episodio dei warg è derivato in parte da un brano del Black Douglas di S.R. Crockett, probabilmente il suo miglior romanzo e comunque un libro che mi colpì profondamente quando andavo a scuola, anche se non l’ho più ripreso in mano”. La scena è probabilmente quella della Battaglia dei Lupi Mannari, in cui tre uomini, dopo essere fuggiti dalla casa della strega, sono assediati da un branco di lupi mannari.
Algernon Blackwood, Through the Crack. Inedito in Italia. La pièce teatrale per ragazzi influenzò Tolkien per quanto riguarda l’episodio nel capitolo “Su e giù per la collina”, in cui gli Orchi escono da una fessura chiamata proprio crack.
H. Rider Haggard, Le miniere di Re Salomone. Il romanzo condivide con Lo Hobbit alcune delle strutture tipiche della fiaba e del romanzo di avventura: dall’atto di fumare la pipa, rituale presente anche nei romanzi di Jules Verne a somiglianze strutturali come la dislocazione di viaggi simili nei due romanzi per funzione e costituzione o la battaglia dei Cinque Eserciti, in cui Bilbo come Allan Quatermain rimane privo di sensi con addosso un’antica cotta di maglia e che si svolge esattamente come l’ultima battaglia nelle Miniere di Re Salomone.
Herbert George Wells, L’uomo invisibile. Ciò che unisce Lo Hobbit e il romanzo di Welles – che Tolkien conosceva bene e cita a più riprese nel saggio sulle fiabe – è naturalmente il tema dell’invisibilità: la connessione fra invisibilità e corruzione morale, che nel romanzo di Welles compare in primo piano, rimane nello Hobbit legato solo alla figura di Gollum ma sarà trattato ben più approfonditamente nel Signore degli Anelli.
William Morris, The House of the Wolfings. Inedito in Italia. Questo romanzo narra della violenta ribellione di una tribù di Goti contro gli invasori Romani: la storia è incentrata su di una cotta di maglia dotata di poteri magici e sulla tentazione di usarla contro gli invasori.
Tolkien dichiarò apertamente la sua ammirazione per l'opera di Morris e l'ispirazione tratta da essa in una lettera alla futura moglie (Lettere – 1) e si può trarre un parallelo tra la cotta di maglia e l'anello trovato da Bilbo: come la prima è gravata da una maledizione, il secondo richiede un prezzo da pagare in cambio dell'invisibilità e della longevità che conferisce.
Joseph Jacobs, More English Fairy Tales. Inedito in Italia. Nativo dell'Australia, Jacobs fu a lungo conosciuto come storico ed a seguito delle ricerche intraprese nella stesura dell'Enciclopedia Ebraica sviluppò un profondo interesse per il folklore e la letteratura popolare, che raccolse in alcuni volumi in cui ai racconti veri e propri si affiancano anche filastrocche e composizioni in poesia; lo scopo di Jacobs era quello di dimostrare l'esistenza di favole originali anche nella tradizione inglese, per contrastare il ricorso al folklore di altri gruppi etnici. In questo la sua ricerca corre in parallelo con il sogno di Tolkien di creare una mitologia inglese libera da influssi non originari della propria terra. Per un indice completo delle fiabe contenute nel volume, vedere qui.
Sinclair Lewis, Babbitt. Inedito in Italia. Babbit è la storia di un classico uomo medio che subisce l'altrettanto classica crisi di mezza età e sogna l'evasione dalla routine quotidiana e dal modello conformista in cui si sente imprigionato; i suoi desideri non trovano realizzazione, ma gli rimane la speranza che il figlio possa un giorno uscire dagli schemi che egli non ha potuto superare.
E' chiaro il parallelo con Bilbo Baggins, che a sua volta è inconsciamente insoddisfatto della propria vita e che contrariamente a Babbit trova nella sua 'grande avventura' il modo per uscire dalla mediocrità.
Michael Aislabie Denham, The Denham Tracts. Inedito in Italia. E' una raccolta di pubblicazioni sul folklore della seconda metà dell'800, in cui viene usata per la prima volta la parola "hobbit" in una lista di spiritelli e folletti campagnoli della tradizione popolare inglese. Tolkien affermò di non ricordare di avere letto il termine in quest'opera, ma non ha definitivamente chiuso la porta a questa inconscia possibilità.
Richard Huges, Un ciclone sulla Giamaica. Definito "il più suggestivo e stupefacente romanzo d'avventura della letteratura contemporanea", narra delle avventure di cinque fratelli che, di ritorno in Inghilterra dalla Giamaica, sono coinvolti in una incursione ad opera di pirati: la narrazione non indulge in falsi sentimentalismi, ma anzi esplora sapientemente la psiche infantile, esaminandone i processi di maturazione a fronte delle avversità.
Questa visione concreta e non idealizzata del mondo infantile è molto vicina ai canoni narrativi di Tolkien, che nelle sue opere non ha mai impiegato linguaggio o situazioni "da bambini", rivolgendosi ai suoi lettori in modo del tutto paritario.
Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver. Narra degli avventurosi viaggi di un inglese che sceglie di girare il mondo dopo il fallimento della sua attività: l'incontro con strani e fantastici popoli permette di imitare e parodiare lo stile del resoconto di viaggi comune in quel periodo; in realtà il libro contiene una acuta critica alla società dell'epoca e le avventure del protagonista offrono lo spunto per mettere in luce, di volta in volta, i meccanismi del potere.
In una prima stesura dello Hobbit, Tolkien usò il paragone con i Lillipuziani di Swift parlando della statura degli Hobbit, ma lo rimosse in seguito per evitare il riferimento diretto all'opera di un altro autore.
James G. Frazer, Il ramo d’oro. L'opera di Frazer traccia l'evoluzione del comportamento umano prendendo spunto dagli antichi miti e religioni, esponendo la teoria dell'autore in base alla quale la magia segue un processo di trasformazione che si evolve prima nella religione e poi nella scienza: il titolo fa riferimento al ramo d'oro del bosco sacro di Nemi, presso Roma.
E' probabile che Tolkien si sia ispirato, per il nome di Ruggitoro Tuc, proprio al nome bullroarer che compare a più riprese in questo imponente lavoro.

Saghe e miti
Beowulf. Questo poema in versi, composto probabilmente nel 700 d.C. da un anonimo, narra delle imprese dell'eroe geata Beowulf, accorso in aiuto del re dei Danesi Hrothgar, i cui guerrieri vengono costantemente decimati ogni notte dal mostro Grendel, che li aggredisce nella grande sala di Heorot dove essi si riuniscono per celebrare le proprie imprese.
Beowulf combatte a mani nude con Grendel e gli stacca un braccio, costringendo il mostruoso essere a ritornare alla palude in cui vive per morire; in seguito l'eroe affronta anche la madre di Grendel, che cerca vendetta per il figlio ucciso, e dopo averla sconfitta ritorna in patria, riportando con sé i doni e la gratitudine di Hrothgar. Divenuto vecchio muore combattendo un drago che stava seminando morte e terrore nelle terre governate da Beowulf.
Esistono alcuni chiari parallelismi tra lo Hobbit e Beowulf, come la figura di Beorn e la sua stessa casa, che ricorda nella struttura la grande sala di Heorot, oppure il particolare del furto della coppa dal tesoro di Smaug, che trae la sua ispirazione dall'episodio che scatena la furia del drago in Beowulf, ed ancora la stessa esperienza di Bilbo nella caverna sotterranea in cui vive Gollum riporta alla lotta tra l'eroe epico e la madre di Grendel; il ruolo di Bilbo però, come indicato da Shippey nella Via per la Terra di Mezzo, è quello di fungere da mediatore, di creare cioè un legame tra la normalità del lettore e l'eroismo dell'eroe epico, presentandoci un personaggio che è sì capace di gesta eroiche ma che in fondo rimane sempre uguale a sé stesso, per quanto maturato dalle proprie esperienze.
Edda poetica.
La saga del Re Heidrek il Saggio.
La saga di Hrólfr Kraki.
La leggenda del Rübezahl.
La leggenda di San Brendano.

Approfondimenti critici
  • J.R.R. Tolkien, “Sulle fiabe” in Il Medioevo e il fantastico, a cura di Gianfranco De Turris (trad.it. di Carlo Donà). Milano: Bompiani, 2002.
  • La realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973, a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien (trad.it. di Cristina De Grandis). Milano: Bompiani, 2002.
  • Janet Brennan Croft, “Beyond The Hobbit J.R.R. Tolkien’s Other Works for Children” in World Literature Today, gennaio-aprile 2004.
  • Giacomo Bencistà, Raffaella Benvenuto e Chiara Rizzarda, “Lo Hobbit e la letteratura giovanile” in Lo Hobbit illustrato – catalogo della mostra. Roma: pubblicazione indipendente, 2005. (dal saggio sono tratti quasi testualmente alcuni paragrafi del percorso precedente riguardo ai libri per ragazzi)
  • Bonniejean Christensen, “Gollum’s Character Transformation in The Hobbit”, in A Tolkien Compass a cura di Jared Lobdell (La Salle: Open Court, 1975).
  • John A Ellison, “The Structure of The Hobbit” in Mallorn n. 27, settembre 1990.
  • W.H. Green, The Hobbit: A Journey into Maturity. New York: Twayne, 1995.
  • Christina Scull, “The Hobbit Considered in Relation to Children’s Literature Contemporary with Its Writings and Publication” in Mythlore n. 14, inverno 1987.
  • Tom Shippey, J.R.R. Tolkien: Autore del secolo (ed.it. a cura di Franco Manni). Brescia: Simonelli, 2003.
  • J.R.R. Tolkien: La via per la Terra di Mezzo (ed.it. a cura di Maria Raffaella Benvenuto, Lorenzo Gammarelli e Alberto Ladavas). Genova: Marietti 1820, 2005.
  • Terri Windling, “On Tolkien and Fairy-Stories” in Meditations on Middle-Earth, a cura di Karen Haber. Earthlight, Londra, 2003.

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2 Comments:

At 05 maggio, 2007 15:27, Anonymous Anonimo said...

Poco prima della mia conferenza, sul tavolo nel Caffè Letterario c'era un librettino che suppongo fosse un prototipo del risultato finale. Inutile dire che ne prenoto una copia!

 
At 08 maggio, 2007 23:05, Blogger Shelidon said...

Ti ho tenuto da parte una copia di tutto, non preoccuparti. ^__^

 

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