Google+ Bolgeri - il Gruppo Tolkieniano di Milano: La musica nella Terra di Mezzo

venerdì, maggio 04, 2007

La musica nella Terra di Mezzo

Lentamente, metteremo on-line tutto il materiale che è stato prodotto o utilizzato durante questi quattro incredibili giorni di festival, corredato da foto, video, file audio, resoconti e molto altro. Incomincio con la lettura critica sulla musica nel legendarium tolkieniano, che ha guidato la bellissima chiacchierata del martedì sera, l'unica che siamo riusciti a fare di quelle in programma nel marasma del festival. Cogliamo l'occasione per ringraziare i partecipanti, che speriamo vengano a trovarci prima possibile.
Imagine:
Matteo Tognela, Gregoriano o elfico?


La musica nella Terra di Mezzo
a cura di Maddalena Tarallo
C'è un passo nella biografia di J.R.R. Tolkien stilata da H. Carpenter in cui si fa esplicito riferimento al rapporto di Tolkien con la musica ("possedeva una non comune sensibilità per il suono e l'aspetto delle parole. Esse riempivano per lui lo spazio che per molte persone è occupato dalla musica. Anzi, la reazione che le parole evocavano in lui era quasi interamente emotiva"): è interessante notare come, malgrado la mancanza di notizie precise sugli interessi musicali dell'autore, la presenza della musica - e del canto - sia così potente e pervasiva all'interno delle sue opere.
La musica, ed ancora più il canto, è il mezzo espressivo attraverso il quale gli abitanti della Terra di Mezzo esternano le proprie emozioni di gioia o di dolore, oppure tramandano la storia antica che viene narrata sotto forma di canti epici; la musica coadiuva e rafforza l'esercizio del potere o della "magia", oppure sostiene gli animi prima di una battaglia ed accompagna i caduti nel loro ultimo viaggio; anche le figure negative del mondo tolkieniano utilizzano la musica, come accade per i goblin dello Hobbit, a dimostrazione del fatto che tale mezzo espressivo è parte integrante del tessuto di questo mondo "secondario".

La musica come creazione
La creazione, così come espressa nel Silmarillion, si esplicita proprio attraverso la musica, con la melodia proposta da Eru e ripresa dagli Ainur. Tale musica rimane come una presenza costante nel suono delle acque che svolgono la doppia funzione di fornire linfa vitale al mondo e di produrre un "suono di fondo" nel creato: ne è un esempio il risuonare della voce del Vala Ulmo (signore delle acque) in tutti i corsi d'acqua che attraversano Arda e che assolvono anche la funzione di trasportare i suoi messaggi a chiunque sia in grado di udirli e di comprenderli; Tolkien stesso ci dice che nell'acqua, più che in ogni altra sostanza presente nel creato, risuona l'eco della Musica degli Ainur e che "molti dei Figli di Iluvatar ascoltano la voce del mare senza mai esserne appagati, eppure non riconoscono ciò che stanno ascoltando" (La Musica degli Ainur) - e questo è vero non soltanto per gli abitanti della Terra di Mezzo, ma anche per noi che viviamo nel mondo primario, o "reale".
A questo proposito è interessante confrontare il mito della creazione esposto da Tolkien con quello del contemporaneo ed amico C.S. Lewis nelle Cronache di Narnia, dove il leone Aslan, a sua volta, utilizza il canto come mezzo creativo - la sostanziale differenza consiste nell'esecuzione "da solista" di Aslan, in contrapposizione alla coralità espressa dagli Ainur tolkieniani.

La musica come incantesimo
Oltre al mito della creazione, così come espresso nell'Ainulindale, nel Silmarillion si possono trovare esempi di musica "incantatrice" con Yavanna, il cui canto favorisce la crescita dei due Alberi che sono fonte di luce nella terra immortale di Valinor e, allo stesso tempo, offre un esempio del potere creativo femminile, oppure con Lúthien che tramite la sua voce pone fine all'inverno e da' inizio alla rinascita primaverile, oltre ad affascinare Beren e legarlo per sempre a sé (in quest'ultima accezione potremmo ritrovare un'eco della 'Dama senza pietà' di Keats e dell'inscindibile legame con cui attrae a sé le proprie "vittime").
Nel Signore degli Anelli è Tom Bombadil la figura più rilevante in questo senso: le sue canzoni, all'apparenza frivole e prive di senso, sono l'esternazione del controllo che è in grado di esercitare sulla natura: è cantando che Tom costringe il Vecchio Uomo-Salice a liberare gli hobbit che ha catturato e a ritornare al suo sonno, e sempre cantando sconfigge lo Spettro dei Tumuli che a sua volta aveva intonato un incantesimo per imprigionare gli Hobbit; anche Baccador, la compagna di Tom, utilizza il canto per favorire la pioggia, e quindi il rinnovamento della natura, ed entrambi stabiliscono intorno a sè una sorta di "isola felice" che nessun elemento indesiderato può penetrare.
Anche il celeberrimo poema dell'Anello non è scevro da connotazioni "magiche", questa volta negative: quando Gandalf ne pronuncia una strofa durante il Consiglio di Elrond l'atmosfera si oscura improvvisamente ed i presenti sono preda di un timore senza nome.
In questa categoria potrebbe rientrare anche il potere di Galadriel, che mantiene intatto il regno di Lórien preservandolo dal decadimento e dalla corruzione, anche se questa modalità appare diametralmente opposta a quella di Tom e Baccador, perchè agisce contro i ritmi naturali che invece sono parte integrante del loro mondo.

La musica come espressione del potere Potrebbe avere una qualche forma di relazione con l'incantesimo: un esempio si ritrova nel Silmarillion, durante la lotta tra Finrod Felagund e Sauron. I due combattono sì fisicamente, ma viene anche detto che "Felagund si misurò con Sauron con canti di potere, e quello del Re era grande"; tuttavia, Sauron ebbe la meglio. In questo caso si direbbe che la musica serva da supporto allo scontro materiale e sia il fattore determinante nel decidere il vincitore.

La musica in battaglia Gli esempi più importanti di questo genere di canto si possono osservare nella marcia degli Ent verso Isengard ("Veniam, veniam, con rullo di tamburo") – si noti come nell'originale ("We come, we come with roll of drum") il suono stesso delle parole svolga la funzione di strumento musicale) - e nell'esortazione di Theoden di fronte alle mura di Minas Tirith ("Avanti, avanti, cavalieri di Theoden"); in entrambi i casi il canto rafforza la volontà di agire e crea una forma di coesione tra i singoli individui.
Nel Silmarillion il corno di Oromë, il Vala cacciatore "di mostri e belve feroci", incute terrore nei suoi avversari con la sola potenza del suo suono, mentre nel Signore degli Anelli gli hobbit utilizzano il suono del corno per annunciare un pericolo e richiamare la popolazione alla difesa del territorio; nella fase finale della battaglia al Fosso di Helm, il suono del grande corno dello Hornburg riesce a seminare lo sgomento tra i ranghi degli Orchi ed annuncia la sortita di Theoden e dei suoi Rohirrim, mentre nell'assedio di Rohan è ancora il corno ad annunciare l'arrivo dei rinforzi.

La musica dell’addio E' in stretta relazione con la musica bellica, considerate le inevitabili conseguenze. Tra gli esempi più rilevanti troviamo il canto funebre per Theoden, con il quale viene sottolineata la forza d'animo del re che è stato in grado di affrancarsi dagli abissi di dubbio e terrore in cui lo avevano imprigionato le macchinazioni di Saruman e Grima, oppure l'addio a Boromir intonato da Aragorn e Legolas, intriso di rimpianto per la sua prematura scomparsa, ed ancora il lamento per Gandalf degli Elfi di Lórien, le cui parole non sono riportate perché gli Hobbit non le comprendono, pur percependone la "dolce tristezza".
Per questo genere di musica vale la pena menzionare il breve inserto cantato, relativo al funerale di Theodred, figlio di Theoden, che si può seguire nella versione cinematografica del Signore degli Anelli realizzata da Peter Jackson: è un momento intensamente emotivo e fornisce un interessante spaccato culturale sulla società dei Rohirrim.
Un diverso genere di addio, questa volta ad un luogo considerato oramai irraggiungibile, è quello di Galadriel che rimpiange i giorni lontani vissuti a Valinor ed esprime il suo dolore per l'impossibilità di potervi ritornare; altrettanto malinconicamente gli abitanti di Granburrone, con il loro inno ad Elbereth rievocano tempi e luoghi ormai perduti per sempre.

La musica come memoria E' forse l'accezione più diffusa all'interno dell'opera di Tolkien, perché attraverso le storie tramandate oralmente vengono effettuati i collegamenti "storici" tra le diverse vicende concernenti la Terra di Mezzo: è un mezzo per fornire dettagli dello sfondo che risultino informativi senza essere pedanti. Tra gli esempi più rappresentativi troviamo il canto di Eärendil recitato da Bilbo a Granburrone, la storia di Beren e Lúthien, e la lista delle creature viventi recitata da Barbalbero che assolve il ruolo di "museo di scienze naturali" per la Terra di Mezzo.
Estremamente evocativa, anche perché declamata nella cornice delle miniere di Moria, è la storia dell'epopea di Durin, primo sovrano del popolo dei Nani, mentre è la voce di Sam Gamgee che ci ricorda, seppure parzialmente, le gesta del principe elfico Gil-galad, caduto nello scontro epocale contro Sauron nel corso dell'Ultima Alleanza tra Elfi e Uomini. Viene invece affidato ad Aragorn, come esempio del linguaggio dei Rohirrim e nel contempo come rimando storico, il 'Lamento di Eorl', altrimenti conosciuto come 'Dove sono cavallo e cavaliere ?', uno dei poemi più belli di tutto il Signore degli Anelli, insieme alla struggente canzone che ricorda la storia degli Ent e delle Entesse, declamata da un triste Barbalbero che ricorda i tempi passati e le perdute compagne dei pastori di alberi.

La musica come intrattenimento
Appannaggio quasi esclusivo degli hobbit e logica derivazione della loro natura solare e conviviale, questo genere di musica accompagna ogni manifestazione della loro vita, dal cammino al bagno, dal cibo al riposo ed agisce come "colonna sonora" leggera e vivace alle loro attività, fornendo nel contempo anche pratici suggerimenti per la vita quotidiana. Sono sempre gli Hobbit, poi, che nella casa di Tom Bombadil si abbandonano al canto come mezzo espressivo preferenziale, accorgendosi che "esso sgorgava spontaneamente dalle loro labbra, quasi fosse più semplice e naturale cantare che parlare".
Anche i più "seriosi" nani dimostrano di saper apprezzare una canzone abbondantemente condita di umorismo, come quella che accompagna le loro attività domestiche nella casa di Bilbo e che rivela la loro precisa intuizione sul carattere e le abitudini del loro ospite.
Non mancano comunque esempi velati di malinconia, entrambi attribuibili a Bilbo, sia nella canzone Seduto accanto al fuoco rifletto ("L'Anello va a Sud") sia nella versione finale di La via prosegue senza fine ("Molte separazioni"), dove possiamo osservare la consapevolezza della fine del proprio ruolo nella 'storia'. E' proprio The Road goes ever on a fornire una sorta di filo conduttore nella principale opera tolkieniana, in quanto le sue diverse declinazioni contribuiscono a segnalare il passare del tempo e l'evoluzione spirituale di Bilbo e Frodo a seguito degli avvenimenti che li vedono protagonisti.

La musica come speranza Uno dei temi senz'altro più cari a Tolkien è proprio quello della speranza, che sopravvive anche nei momenti più bui; gli Hobbit, pressoché persi nella Vecchia Foresta, si fanno coraggio con una canzone ("ogni bosco prima o poi finisce"), ed il ricordo di Beren e Lúthien viene ancora in loro soccorso quando, inseguiti dagli Spettri dell'Anello, ricordano come l'amore che legava i due sia stato più forte di ogni pericolo.
Senza dubbio i due esempi più rappresentativi della musica legata alla speranza si trovano rispettivamente nel Silmarillion ("Il ritorno dei Noldor") e nel Signore degli Anelli ("La Torre di Cirith Ungol"). Nel primo episodio, Fingon, ritenendo vana la sua ricerca del prigioniero Maedhros, intona una canto come moto di sfida verso il nemico sentendosi poi rispondere da Maedhros stesso e riuscendo così a compiere la sua missione. Nel secondo, in uno dei passi più emotivamente carichi dell'opera, Sam è alla ricerca di Frodo prigioniero degli Orchi e, sopraffatto dalla stanchezza e dalla disperazione, intona un canto che inneggia alla luce ed alla speranza e sente la voce di Frodo che gli fa eco. Nel caso di Sam, in particolare, la speranza si accompagna spesso alla consapevolezza storica perché il suo costante collegamento alle vicende del "passato" gli fornisce la forza di proseguire rassicurandolo sul fatto che "le grandi storie" non finiscano mai e che c’è sempre la possibilità di superare ostacoli apparentemente insormontabili.

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4 Comments:

At 04 maggio, 2007 14:58, Anonymous Anonimo said...

Bel lavoro, complenti.

 
At 04 maggio, 2007 14:59, Anonymous Anonimo said...

ops... complimenti, intendevo.

 
At 07 maggio, 2007 16:47, Anonymous Anonimo said...

Io ho partecipato personalmente alla discussione, trovandola estremamente interessante e degna di ulteriori sviluppi. Complimenti ancora a Maddalena e ai Bolgeri per l'eccellente lavoro!

 
At 08 maggio, 2007 23:06, Blogger Shelidon said...

Grazie a te del contributo e della partecipazione! Io spero davvero che chiacchierate come quella si possano ripetere: è una formula che funziona ed è molto stimolante.

 

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