Viaggio nella Terra di Mezzo: resoconto
Una giornata sicuramente positiva, sotto molti punti di vista, quella di ieri 21 febbraio al Teatro Dal Verme.
Presenti: io & Tafkal (solo da mezzogiorno in poi), Elderion & Silvia (quest'ultima solo in serata), Nymeria, Tarabas, Ringwraith, Maria Luisa "Eowyn", naturalmente EVK (che, non dimentichiamocelo, è bolgero a tutti gli effetti) + gli eldalici milanesi tra cui Fram (cui bisognerà fare un monumento per quanto si è dato da fare), Rinon, Annwhen, il ragazzo moro di cui non mi ricordo mai il nome.
Altri partecipanti: Claudio Testi & famiglia e altri campioni di varia e bizzarra umanità
Special guest: alcune copie di Schegge di Luce, l'ultima fatica di traduzione ad opera di Raffaella Benvenuto e Giacomo Bencistà edita da Marietti 1820, nonché apripista della nuova collana Tolkien e dintorni.
Al nostro arrivo verso mezzogiorno, reduci da una nottata di lavoro e da una disastrosa mattinata alla mia università, il teatro allestito di tutto punto si presenta veramente bene: opere di Cesarina Ciotti, Filippo Scardarelli e degli altri artisti di Eldalië, allestivano in modo elegante ma colorito il foyer e il corridoio e quattro manichini con costumi di scena chiudevano il colpo d'occhio iniziale insieme a miriadi di brochure e volantini sul festival, sulla giornata, su Eldalië e, modestamente, sui bolgeri.
Al piano superiore, altre opere e i banchetti di esposizione, rappresentanza e dimostrazione occupavano la Sala Terrazzo. Il banchetto allestito da Fram con la tovaglia bolgerica, le ceramiche bolgeriche e e brochure bolgeriche, insieme al Gandalf di Aurelia Pallastrelli, al calendario di Eldalie e al catalogo del premio Palantir dell'anno scorso, era davvero bello e potrei bolgericamente lanciarmi ad affermare che era il più bello, sicuramente il più raffinato e certamente quello presieduto dalla gente più affascinante, intelligente e modesta. Alla nostra sinistra era assiso Roberto Fontana, presidente di Granburrone, e alla nostra destra Matteo "Erumer" Tognela, il sommo calligrafo e pirografista di Eldalië. Seguivano il Goblin ed i ragazzi con i loro costumi.
Il pomeriggio, dicevo, è stato proficuo innanzitutto dal punto di vista umano: come ci siamo messi a piegare brochure, la gente ha iniziato ad arrivare a frotte al banchetto, chiedendo informazioni e fermandosi a chiacchierare. Il perché rimane un mistero. Forse è intrinseco nell'essere umano il voler interrompere qualcuno che sta facendo qualcosa pensando di disturbare (ipotesi pessimistica) o forse (ipotesi ottimistica cui credo di più) il piegare i volantini creava quel fermento sufficiente a non rendere più il banchetto un tavolo con dietro gente annoiata e dallo sguardo fisso o che sta chiacchierando per i fatti suoi. In ogni caso, le brochure sono andate via come il pane e ho avuto modo di parlare con molte persone che spero vorranno tornare, primo fra tutti Luca Catalano degli Ainur che ci ha fatto omaggio del suo meraviglioso cd (già ascoltato: spero, pur nella mia ignoranza musicale, di poter postare presto qui qualche riga di elogio).
Secondariamente, il pomeriggio è stato proficuo dal punto di vista culturale: la nostra concisa analisi della musica nel legendarium tolkieniano, stampata in un buon numero di copie, è stata raccolta e commentata e, spero, apprezzata. È stata anche l'occasione per scambiare due chiacchiere con altri sul progetto Marietti (un peccato che i due sommi traduttori dell'opera apripista non fossero presenti), di saggi e traduzioni, di saggisti e traduttori, di Soronel, del rapporto tra Grassotto Bolgeri e World of Warcraft, del mancante stendardo bolgerico (mi dispiace, mi sono dimenticata), di Dawid che non sarebbe venuto (ma noi lo sapevamo), di Fabio che sarebbe venuto, di Sackville e di re.
Anche economicamente è stata una buona giornata (se escludiamo le uscite per i volantini, che non ho ancora conteggiato e che non so ancora come e se ripartire): a fronte di un contributo libero - e tengo a sottolinearlo - abbiamo dato in omaggio due scatoline per l'erba-pipa (del valore di 8 € l'uno), due bicchierini per l'idromele (del valore di 3 € l'uno), un boccale con il prancing pony del valore di 15 €, e una porta hobbit dei Conti Manbianca Zampanera del valore di 7 €. Tutte le opere erano, naturalmente, le ceramiche incantate dell'ineffabile Gioia Bernalotti. Abbiamo inoltre dato in omaggio a fronte di libero contributo tre cd Verso Minas Tirith di EVK, del valore di 15 €. Di un altro si è appropriato Gianluca Comastri, presidente di Eldalie, ed un altro è stato venduto da terzi.
Anche la tavola rotonda è stata un'esperienza davvero positiva: un nutrito pubblico si è accomodato sulle seggiole della Sala Piccola, su cui erano stati posizionati precedentemente i volantini bolgerici sulla musica e l'invito al festival di aprile. Tra gli ospiti, Quirino Principe si è senz'altro distinto per la grande schiettezza e vitalità, mentre Claudio Testi e Maddalena Tarallo, la nostra Nymeria, spiccavano per preparazione sull'argomento e Giuseppe Festa era contraddistinto dal consueto umile imbarazzo. Conduceva magistralmente Edoardo Volpi Kellermann, il nostro EVK. Gli altri ospiti erano Paolo Gulisano, Gianluca Comastri e Roberto Arduini, che portavano a nove l'emblematico numero dei partecipanti.
La giornata è stata degnamente conclusa da un concerto che non ha registrato il tutto esaurito anche a causa della giornata, lavorativa, ma che sicuramente meritava di essere visto. Il primo pezzo, l'inedito divertimento Festa in Casa Baggins di Edoardo Volpi Kellermann, si è rivelato un piccolo gioiello, il cui tema mi è rimasto in mente per il resto della serata e che spero di poter risentire presto in una registrazione. A seguire è stata eseguita la Sinfonia degli Anelli, poema sinfonico in cinque movimenti di Alessandro Ferrari, un pezzo piuttosto strano, ricco di contaminazioni tra le quali citerò soltanto lo strano e platinato narratore dalla voce stentorea (Alberto Piccagnini), la bravissima soprano in rosso (Elizabeth Kilby), il bassista elettrico travestito da Carcharoth con stralci di pelo e maschera canina (Giuseppe Ettorre).
A seguire lo straordinario pezzo di Francesco Loris Lenti, I tamburi di Moria, con i percussionisti della Scala di cui fa parte. Davvero da ascoltare.
Chiudeva la serata la serie di tre suite sinfoniche di Howard Shore, accompagnate da montaggi di alcune tra le migliori scene panoramiche dei film.
Veramente una bella giornata, densa e ricca di spunti e suggestioni. Se questo è stato il preludio al festival, e lo è stato, c'è veramente da attendersi un evento di proporzioni epocali. Mettiamoci al lavoro.
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